Gli stranieri nel nostro Paese aumentano in modo considerevole. La loro presenza richiede un insieme di servizi concreti per il soddisfacimento dei bisogni e delle esigenze emergenti. La nostra società nei prossimi anni sarà sempre più multietnica, e caratterizzata dalla necessità di integrazione tra culture e tradizioni diverse tra loro. In questo contesto la mediazione linguistico- culturale rappresenta un servizio indispensabile per facilitare e rendere effettivo l’inserimento degli stranieri nel nostro tessuto socio-economico.
In cosa consiste la professione
La figura del mediatore culturale si è affermata parecchio negli ultimi anni. In pratica, la sua attività consiste sia nel tradurre da una lingua all’altra ( e questo presuppone una buona conoscenza di più lingue straniere), sia nel favorire l’integrazione degli stranieri tramite azioni concrete legate alla loro cultura, usanze e tradizioni. Il mediatore culturale può essere considerato un vero e proprio orientatore culturale per gli immigrati. Per fare ciò deve conoscere profondamente la realtà degli stranieri con i quali viene in contatto, instaurando con loro un dialogo diretto e profondo, basato soprattutto sulla fiducia. Molti dei mediatori culturali sono proprio stranieri, quindi diretti protagonisti della realtà che vivono. La legge non ha ancora provveduto a fornire una definizione univoca di “mediatore linguistico-culturale”, dal punto di vista normativo. Per cui possiamo chiamarlo in vari modi, da mediatore ad animatore interculturale. E’ invece ben delimitato il contesto in cui il mediatore va ad operare. Egli può prestare il proprio lavoro all’interno di tribunali, prefetture, uffici per l’immigrazione. E ancora nelle strutture pubbliche e di tipo assistenziale, come ospedali, cliniche, uffici della ASL, case di riposo. Troviamo mediatori culturali anche negli uffici della pubblica amministrazione (Comuni, Regioni, Province), nelle carceri, nelle scuole, nelle aziende private. Per esempio, nelle scuole è molto elevata la percentuale di alunni stranieri, e l’intervento del mediatore culturale serve ad aiutarli nel processo di integrazione scolastica, che spesso è molto difficile e traumatico. Il mediatore può anche diventare un portavoce delle denunce presentate dagli stranieri per aver subito discriminazioni in diversi contesti (soprattutto quello professionale).
Il percorso formativo da seguire
Negli ultimi anni sono stati istituiti numerosi corsi specifici di laurea in “Mediazione linguistico- culturale”. Si tratta di corsi accademici della durata di tre anni. A tal proposito citiamo l’Università di Milano e l’Università per gli stranieri di Siena. A Pisa troviamo la Scuola Superiore per Mediatori linguistici, il cui diploma è equipollente al diploma di laurea conseguito presso una Università statale. E’ poi possibile frequentare i corsi di formazione professionale organizzati dalle singole Regioni, che possono avere una durata di ore variabile, che dipende dall’organizzazione degli enti promotori. Questi corsi, regolarmente autorizzati dalle Regioni, e tenuti da docenti esperti del settore della mediazione culturale, rilasciano un attestato di qualifica, che può essere usato per trovare un impiego come mediatore. In genere è prevista un’indennità oraria di frequenza. I bandi della formazione professionale vengono emanati ogni anno, e pubblicati sul sito della Regione di riferimento. Conviene quindi darci un’occhiata di tanto in tanto.
I pro e i contro
Trattandosi di una professione “emergente” il quadro normativo e contrattuale è ancora nebuloso. Inoltre non esiste un albo professionale, né tantomeno un tariffario delle prestazioni. Anche per chi ha frequentato un corso accademico il futuro è incerto (i primi corsi di laurea risalgono al 2002). E’ importante, se si vuole intraprendere questa professione, conoscere nei minimi particolari la normativa recente sull’immigrazione, e prendere contatto con le istituzioni preposte a questo settore. Anche le cooperative private possono essere un valido aiuto, almeno per gli inizi. L’esperienza e la pratica, come in altri campi, fanno la differenza in questa difficile ma affascinante professione.